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"Quella del Galipò è la voce dello sconfitto, del tradito che si eleva in silenzi notturni a parlare, sommessamente, di quelle realtà di cui si muore, degli incubi violenti, dei nervosismi paraconcreti anelanti un illusorio rimedio a sé stessi nelle perversioni, nel marciapiede, nella reciproca concessione di corpi denudati, nell'accettazione di emozioni non violente". (Emanuele Riccardo D'Amanti).